La forza della voce - page 12

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L'ITALIA CHE SPEZZA IL CUORE
(02/11/2013)
"Nessuno scenderà in strada per protestare! La gente e spaventata e vuole capire come fare a
sopravvivere", oppure "hanno addirittura paura che la situazione cambi da come è, perché
temono di perdere quel poco che ancora hanno". Così testimonia una insegnante di formazione
di origine straniera che disperatamente sta cercando di trovare un posto di lavoro, anche
momentaneo, precario.
Nelle interviste che ho fino ad ora riportato, le voci del mondo del lavoro sono arrabbiate, ma
appena si accorgono che sono lì per dare loro voce, per ascoltare, i loro volti si illuminano e
raccontano, i drammatici problemi, il disinteresse delle amministrazioni locali e nazionali,
situazioni kafkiane di un paese che si è trasformato in un incubo orwelliano, e le soluzioni,
evidenti, normali, ovvie. E così per un poco almeno i miei referenti non gridano contro un
potere che forse ha intereresse che gridino e basta ma, ascoltando se stessi e gli altri,
scoprono che nessuno è isolato, che è una intera società, un intero popolo a soffrire e si
identificano in una coscienza comune. Era l'idea originale, far parlare gli altri. Quello che oserei
definire come lo scalino psicoanalitico che altri popoli, in questo momento di cambiamento
epocale, hanno già, la consapevolezza che è una intera società a subire e che è una intera
società a chiedere il diritto al merito, al benessere, alla prosperità senza una entità statale
nemica e oppressiva, ma che semplicemente esegua il suo compito rappresentativo di
legiferare per permetterci di raggiungere le equilibrate aspirazioni comuni a tutti.
"L'Italia che spezza il cuore" è il titolo di un reportage di Frank Bruni, del giornalista del New
York Times, comparso qualche giorno fa sul quotidiano americano, narra dei preparativi delle
famiglie per andarsene, per garantire un futuro ai figli che qui non c'è, racconta lo scontento di
un popolo la cui fantasia e inventiva vengono schiacciate dall'inettitudine politica, del demone
della burocrazia che blocca l'impresa, della corruzione del nepotismo, di un declino economico
che nelle cifre è unico al mondo, del pessimismo che si sta trasformando in fatalismo, di una
situazione congelata e inerte, della gerontocrazia che ha portato alla paralisi e impedisce la
meritocrazia, del senso di impotenza che sta soppiantando lo storico dinamismo, un paese che
corre lungo una strada in cui i segnali non si riescono a vedere, coperti dall'incuria.
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