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giorni dicono ‘allora ha fatto bene, perché ha vinto, è così che si vive in Italia’.
Io ho due bambine piccole, ci sono dei loro compagni di classe che fanno i furbetti con la
calcolatrice sotto il banco, i giovanissimi imparano così che i furbi vincono senza fatica. E
saranno quelli che porteranno avanti la cultura attuale”.
“Con il progetto ‘la forza della voce’, si scopre che le persone in grandissima maggioranza la
pensano allo stesso modo di quanto lei descrive, ma si sentono isolate e quando iniziano a
parlare scoprono al contrario di essere protagoniste di un dramma generale. Ha un senso?”
“Assolutamente sì. Ognuno di noi parla a sua volta e provochiamo una reazione a catena”.
“Quel ricrearsi della coscienza collettiva presente in altre società?”
“Sì. La società però ha bisogno di input esterni, di vedere esempi positivi”.
“Cosa sceglierebbe come simbolo di questi tempi tra ombre e luci?”
“Un esempio, la scuola dei miei figli. Per riportarla ad essere decorosa, siamo dovuti
intervenire noi genitori, all’inizio eravamo tre persone fino ad arrivare al 40 percento delle
famiglie. I genitori hanno ristrutturato la scuola, con una festa per raccogliere i fondi che ha
avuto tante adesioni, ecco la coscienza collettiva, prima eravamo genitori che a malapena si
salutavano. Far capire, coinvolgere, la solidarietà, fare insieme, senza secondi fini, tutto questo
risveglia i valori. Se in tanti saremo disposti a farlo, ecco che avremo i buoni esempi”.
“Quali sono le resistenze ad atteggiamenti del genere?”
“Visto che politica non si interessa, pensa solo a sé stessa, anche a livello locale, le persone si
chiedono : perché dovrei farlo io? Anche perché pago le tasse e chissà dove vanno. E’ un
pensiero distruttivo da cui deve nascere la costruzione, per rinascere e non solo per
lamentarsi. Dobbiamo agire per la comunità che siamo noi stessi e poi non accettare più di
farci umiliare da una politica che perseguita il lavoro”.
“Il suo messaggio?”
“Non è giusto stare alla finestra, perché lo dobbiamo ai nostri figli, smettiamo di commentare
in modo distruttivo, invece dobbiamo farlo in modo costruttivo, per cambiare. Dobbiamo
comprendere che si è perso il merito nel pubblico e il privato vogliono smantellarlo altrimenti
paradossalmente diventerebbe un ‘cattivo esempio’ che porterebbe al cambiamento e alla fine
dei privilegi per la casta. Gli anziani dicono : noi siamo arrivati. Siamo noi allora a dover lottare
per chi amiamo. Tu giovane, cosa vuoi per i tuoi figli? Che futuro avranno?, Dobbiamo
cambiare il sistema per il futuro di chi amiamo”.
“In tutte queste vicende, i politici si sono mai fatti vedere?”
“In negozio no, anche giusto per chiedere ‘come va?’ alla parte della società che mantiene
tutto quanto.
Riguardo alla scuola, un paio di amministratori locali hanno capito e ci sono stati, qualche
persona motivata c’è, sono pochi e poi magari con il tempo vengono inglobati oppure fatti fuori
se persistono. Sono mosche bianche pericolose perché intaccano il sistema”.
“Le ragioni della sofferenza economica del territorio?”
“Balzelli, tasse, la gente che non ha soldi per la crisi oppure che non spende per pessimismo.
Riguardo alla distribuzione, la politica è orientata a favorire i centri commerciali che hanno
soffocato i negozi, ma se non ci fosse l'asfissia fiscale ci sarebbe posto per gli uni e gli altri”.
“In Italia non è la concorrenza, ma lo stato a far chiudere le attività?”
“Chi può si trasferisce all'estero e per i piccoli non c'é neppure il ricambio, nessuno subentra, i
più giovani dicono ‘chi ce lo fa fare”, cercano un posto fisso o pubblico, la mentalità è di
lavorare il meno possibile, lavoriamo meno e guadagniamo di più di quanto avverrebbe in una
attività personale o privata”.